Badii (Confintesa FP) – Coronavirus: Colpa degli statali? Gli untori sono nella pubblica amministrazione tra fannulloni e approfittatori?

Badii (Confintesa FP) – Coronavirus: Colpa degli statali? Gli untori sono nella pubblica amministrazione tra fannulloni e approfittatori?

“Gli untori del coronavirus sono da ricercare tra i dipendenti della pubblica amministrazione, fannulloni ed approfittatori? Forse si, perchè è su di loro che viene gettata continuamente la colpa dei mali della nazione e non appare peregrina l’ipotesi che siano proprio loro anche i responsabili dell’esplosione di Covid19. Anche in questi giorni abbiamo assistito a nuovi attacchi ai dipendenti pubblici tutti fannulloni ed approfittatori (e forse anche di untori?), perché lavorando in smart working risparmiano le spese di trasporto! Una visione alquanto ristretta che mostra all’opinione pubblica una concezione distorta che non coincide con la realtà. Ed il tutto nel più assordante silenzio dei sindacati.” Così tuona il Segretario Sandra Badii Segretario Generale Regionale di Confintesa FP Toscana dopo altri attacchi gratuiti alla categoria di questi giorni.

Indicare una categoria per stereotipi e non per fatti non è mai un bene: in questi mesi tanti lavoratori sono dovuti rimanere a casa per via di Covid19 scongiurando un’ecatombe più imponente di quella che è stata; e non era certo il caso di riaccendere il focolaio, anch’esso per altri versi molto contagioso, della guerra tra categorie di lavoratori così da alimentare sconforto e sdegno nei cittadini. Sempre con una visione parziale incentrata sull’inefficienza del sistema e sul “favoloso” risparmio delle spese dei nulla facenti dipendenti pubblici senza evidenziare, di contro, il verificarsi dell’aumento delle spese di elettricità e telefoniche nonché l’utilizzo di apparecchiature personali con cui è stato svolto il lavoro. Lo stipendio pubblico, più basso rispetto agli analoghi del resto d’Europa, ha rappresentato in questi mesi, l’unica fonte di sostentamento, una sorta di ammortizzatore sociale, per tante famiglie italiane dove uno dei coniugi si è improvvisamente trovato in cassa integrazione (ancora non pagata nella maggior parte dei casi) o perché la propria attività è stata interessata dalla chiusura.

Non si dice nemmeno che con lo smart working per lo stato ci sia un risparmio notevole per straordinari e buoni pasto o che i dipendenti pubblici, oramai appiattiti verso il basso e senza opportunità di crescita (riservata solo ai dirigenti ed ai loro compensi…), insieme ai pensionati sono gli unici dalla cui busta paga viene applicata la tassazione “sicura”. Anche durante il periodo di lockdown hanno contributo, per la loro parte, a dare un po’ di respiro all’erario affinché potesse trovare il modo di pagare la cassa integrazione di quei lavoratori che non ricevevano stipendio. Ma ciò nonostante, tanti lavoratori ci riferiscono di non aver ancora ricevuto un’euro!

Penso sia l’ora di dire basta alle guerre tra categorie, non è il caso di continuare a dire che i pubblici dipendenti hanno solo privilegi e fare di tutta un’erba, un fascio!” prosegue la sindacalista “Altrimenti incorreremmo in questi fastidiosi luoghi comuni che ci fanno tanto arrabbiare, tipo “Italiano? Mafia!” e così via. I cittadini devono assolutamente essere vicini allo stato, alle sue istituzioni ed ai loro dipendenti perché solo così potranno indurre il miglioramento di ciò che non va senza per forza non perdere occasione per far credere che ci sia solo del marcio. E con questo non intendo accusare nessuno.

Forse vanno ripensati gli iter dei procedimenti che rendono difficile e macchinoso rivolgersi alle amministrazioni pubbliche; ma questo non è colpa dei dipendenti che sono soltanto il volto, la parte visibile della burocrazia: i procedimenti sono frutto di scelte politiche, di quella politica i cui rappresentanti abbiamo scelto proprio noi. E tra i dipendenti pubblici dobbiamo annoverare anche i tanti sanitari che si sono prodigati, gli insegnanti tra cui tantissimi precari, che si sono dati da fare per continuare la loro didattica da postazioni casalinghe tra mille difficoltà anche i loro studenti, i tanti tutori dell’ordine che hanno pattugliato le nostre strade.. Insomma troppo facile puntare il dito alla cieca: se uno sbaglia si persegue ma tutti gli altri, sino a prova contraria, sono brave persone al servizio dello stato per il bene comune.

Il sindacato dunque non deve cadere nella trappola della generalizzazione ma rinnovare il proprio modo di pensare al lavoro, nel rispetto delle categorie che hanno tutte pari dignità e sicuramente proporre una tutela ampia e mirata alla crescita del lavoratore anche come persona. E se cresce il lavoratore, cresce l’economia e la nostra nazione. Ma le amministrazioni sia locali che centrali non devono scordarsi che hanno l’obbligo di comunicare con il sindacato perché solo così potrà esserci la ripresa”.

Conclude così Sandra Badii che già ieri si era rivolta pubblicamente a Enrico Rossi, Dario Nardella ed agli altri sindaci toscani, per iniziare un dialogo che metta al centro di tutto i valori della dignità umana e del lavoro, nella consueta ottica di collaborazione e crescita.

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